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Dalle parole alle frasi, vedere, leggere e pensare oltre le illusioni

pensieri lenti e veloci

Durante gli atti comunicativi le persone producono e comprendono parole singole, inserite in strutture più complesse definite frasi, che a loro volta creano un discorso o un testo.  La comprensione e la produzione di una frase utilizza le parole come mattoni per gettarne le fondamenta. Passo successivo è quello di concatenare la sintassi,  la semantica, nonché la pragmatica (cioè gli aspetti relativi alle intenzioni dei parlanti). 

Gran parte della comunità degli studiosi di comunicazione sono dell’idea che la comprensione del significato di una frase, di un discorso o di un testo sia parte di un processo incrementale.  Attraverso tale processo strutture temporanee sono create e mantenute nella memoria di lavoro per poter essere riviste solo successivamente alla luce di informazioni in arrivo.

L’illusione di Mosé ne è un esempio tangibile.
Esso è un esperimento condotto dallo psicologo contemporaneo Daniel Khaneman, il quale mostra come nel corso della comprensione di una frase non sempre gli ascoltatori o lettori utilizzino in modo efficiente tutta l’informazione offerta dalle parole, dal discorso o testo stesso. Infatti, l’elaborazione, può essere molto superficiale di quanto in genere siamo portati a credere. Ciò accade soprattutto negli scambi comunicativi quotidiani dove cerchiamo di ridurre al minimo lo sforzo cognitivo.

L’esperimento. “Quanti tipi di animali portò Mosè nell’arca?” è stata la domanda che Khaneman ha effettuato a un numero di soggetti. Il numero di soggetti che nota l’errore in questa domanda è così ristretto tanto che essa è stata denominata “L’illusione di Mosè”. 

Mosè non portò alcun animale nell’arca perché il protagonista era Noè.[…] Tale illusione è facilmente spiegata dalla teoria della norma, oltre che nell’assonanza sintattica tra i due nomi “Mosè” e “Noè”.

Conclusioni:

La comprensione del linguaggio nella vita quotidiana è abbastanza superficiale, quindi incline agli errori;

le persone esaminano le informazioni sulla base di una parte ristretta delle conoscenze semantiche che possiedono;

La struttura della memoria semantica, nella diffusione dell’attivazione da un nodo ad altri, favoriscono la confusione fra Noè e Mosè in quanto i nodi corrispondenti sono vicini nella rete semantica. L’idea degli animali che vanno nell’arca crea un contesto biblico, e Mosè non è anomalo in questo contesto.  

 

Fonte: Daniel Kahneman, Thinking, Fast and Slow, Penguin (2011)

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