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Evoluzione del Web Social(e). Dall’1.0 al 4.0

Genesi. In principio era Arpanet

Volgere uno sguardo approfondito ed esaustivo al web e ai social network in questo articolo è impensabile dal momento che tali ambienti mediali sono in continua evoluzione, e non v’è certezza del domani.
La genesi di Internet (Interconnected Networks, Reti Interconnesse) viene identificata con il lancio in orbita del primo satellite artificiale, lo Sputnik1 da parte dei sovietici durante la guerra fredda. Lo Sputnik1 (che in russo significa “compagno di viaggio”) era un satellite di forma sferica del diametro di circa cinquantotto centimetri, con due trasmittenti e quattro antenne di circa tre metri. Esso rimase in orbita per circa cinquanta giorni; con tale gesto per la prima volta l’Unione Sovietica aveva goduto del primato dal punto di vista dello sviluppo tecnologico nei confronti degli USA. Tuttavia, gli USA non attesero molto e con il ministero della Difesa crearono ARPA (Advanced Research Projects Agency, “Agenzia per progetti avanzati di ricerca”) che era divisa al suo interno da un ulteriore dipartimento, il RAND (RAND da Research and Development, “Ricera e Sviluppo”), dove un ingegnere polacco, Paul Baran, presentò due modelli di rete. Il primo modello era quello della rete centralizzata, il secondo modello era quello della rete decentralizzata senza un centro ma con collegamenti numerosi e ripetuti e progettata per ricevere, inviare e ritrasmettere i dati. La tecnologia utilizzata principalmente per inviare i dati era la crittografia. Successivamente, l’ingegnere Baran presentò il modello della comunicazione a pacchetti, in cui i dati erano inviati attraverso una serie di pacchetti e trasmessi da un punto all’altro della rete.

A seguito di tale modello, nel 1969 vede la luce

Arpanet, la progenitrice della nostra internet, che collegava quattro centri universitari: Università della California con i campus di Los Angeles (in sigla: UCLA) e Santa Barbara, Stanford e Università dello Utah. Il primo messaggio inviato via Arpanet risale alle 22.30 del 29 ottobre 1969, lo manda uno studente di programmazione della UCLA, Charley Kline. (Gheno, Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network, 2017)

Arpanet è stato un modello vincente per due motivi:

  1. In primo luogo per la comunicazione a pacchetti e in secondo luogo per il protocollo NCP (acronimo di Network Control Protocol, in altre parole l’odierno TCP/IP, Transmission Control Protocol/Internet Protocol protocollo mediante cui è possibile navigare in Internet) attraverso cui i dati venivano trasmessi e attraverso qualsiasi macchina poteva collegarsi alla rete.
  2. In secondo luogo perché grazie e dopo Arpanet ci furono una serie di scoperte, di rilevante importanza è la nascita dell’e-mail, o posta elettronica, nel 1972.

Nel 1983, a causa della proliferazione di reti locali che si univano ad Arpanet, il Ministero della Difesa degli USA divise la stessa in due parti, per motivi di sicurezza. Da un lato si ebbe “Milnet” (Military Network, la rete impiegata dal Dipartimento della Difesa degli USA) che si occupava solo di programmi di ricerca a scopo militare/bellico e dall’altro Arpanet che continuava ad essere la rete utilizzata dalle Università e dai centri di ricerca. Successivamente Arpanet inglobò tante altre reti di comunicazioni divenendo la nostra Internet.

Web 1.0: Produttore di contenuti vs. Consumatore passivo

Nel 1991 Tim Berners Lee, informatico e fisico inglese, fonda il linguaggio HTML deputando la nascita del World Wide Web, ovvero un sistema di documenti elettronici collegati tra loro tramite ipertesti (testi e immagini). Tali documenti potevano essere consultati anche dai non addetti ai lavori, quindi dai non informatici, mediante le tecnologie informatiche di browser e interfaccia utente.
L’evoluzione del web è in continuo movimento, con Tim Berners Lee abbiamo avuto il web 1.0 caratterizzato da un flusso di comunicazione di tipo unidirezionale dove l’interattività era quasi inesistente, e ci si affidava alla navigazione solo per consultare pagine web, dunque lutente era un consumatore passivo di contenuti.

Web 2.0: comunicazione di tipo partecipativo 

Tra il 2004 e il 2005 nasce il cosiddetto web 2.0 caratterizzato da un flusso di comunicazione di tipo partecipativo tra le persone. Cominciò a svilupparsi con esso un’interazione di massa mai vista prima. Si diffondono così i primi newsgroup, forum ma soprattutto i blog, strumenti che meglio rappresentano questo nuovo tipo di comunicazione mediata da computer. Dopo i blog inizieranno a diffondersi nuovi ambienti mediali sociali in cui gli utenti, non sono più soltanto internauti e fruitori passivi, finalmente interagiscono tra loro creando a loro volta dei contenuti. Il primo esempio di social network risale a SixDegrees.com lanciato nel 1997 dalla MacroView Communication e chiuso poi nel 2000. Obiettivo principale di Six Degrees era quello di connettere persone, inviare messaggi, avere un profilo pubblico e gestire la propria lista contatti.
Esempi noti di Social Network Sites oggi sono Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Pinterest, il defunto Google Plus ecc. ognuno di essi distinguibile a seconda delle loro funzioni o tipo di contenuti su cui sono centrati.

Le reti sociali

Facebook, social network generalista, nasce nel 2004 ad Harvard nella stanza universitaria di uno studente di Psicologia e Informatica, Mark Zuckerberg, e finisce per conquistare il mondo cambiando il modo di comunicare, il modo di fruire le informazioni e diffonderle, il modo di socializzare permettendo di ricostruzione online della propria rete di relazioni e la costruzione di nuove. Da un “sogno americano” fino ad oggi numerosi sono stati i cambiamenti in materia.
L’ingresso e l’affermazione di un media come questo, ha avuto un impatto così potente da cambiare radicalmente le abitudini delle persone perché ha permesso loro di incorniciare l’esperienza e renderla comunicabile e condivisibile con gli altri.

Parole riconducibili alla sfera dei social media come like, add, request, commenti, post, link, wall sono entrate nella vita di milioni di persone che oggi le usano come se nulla fosse, tutto ciò grazie all’avvento del digitale.   
I social network si sono imposti alla società non semplicemente come una lista di siti, ma come una nuova modalità di interazione, di relazione sociale possibile attraverso la tecnologia, ma che ricalca le vite reali. In altre parole, una nuova forma di socialità.
Tuttavia, la storia dei social network inizia molto prima di Internet, in quanto il concetto di rete sociale emerge negli anni ‘50 grazie a J. A. Barnes con la Social Network Analysis (SNA) pratica sociologica che nel secolo scorso permetteva di misurare e visualizzare le relazioni sociali tra attori (individui), gruppi, organizzazioni o altre entità interessate nel processo di scambio di informazioni e fruizione. Tali studi risalgono a loro volta al lavoro di Eulero e alla sua teoria dei grafi del 1736, che è alla base della teoria delle reti.

Le reti sociali. (Fonte: Baldassarra, 2010)

Tali legami sono individuabili a partire dai vincoli di appartenenza familiare, ai rapporti e status di lavoro fino ad arrivare alla conoscenza casuale di individui. La consapevolezza che ognuno di noi è collegato ad altri coniugata con le nuove opportunità di Internet contribuisce al sorgere dei social media, attraverso piattaforme digitali di scambio fra individui che scelgono di collegarsi e comunicare, appunto, in “rete”.
La rete delle relazioni sociali digitali è in tal senso da intendersi come una mappa sempre consultabile e in grado di essere arricchita ogni giorno con nuovi collegamenti.

Web 3.0: l’era dei social 

Per procedere brevemente con la storia di Internet, dopo due anni dalla ‘nascita’ del web 2.0, dal 2006 in poi si è iniziato a parlare del suo successore.
La Treccani suggerisce la seguente definizione:

Approccio a Internet di ulteriore integrazione rispetto al web 2.0; è caratterizzato da una maggiore consapevolezza, e conseguente superiore controllo, dei fruitori riguardo i contenuti e dall’evoluzione grafica dal 2D al 3D. Il termine, introdotto nel 2006 dal web designer Jeffrey Zeldman, ha alimentato un dibattito che ha avuto per protagonisti storiche figure di Internet (da Tim Berners-Lee a Reed Hastings sino a Jerry Yang). I principali aspetti evolutivi del web 3.0 possono essere individuati come segue: web semantico, in cui i contenuti non sono più costituiti da pagine HTML ma da un database sottostante che permetta ricerche più approfondite e accurate; intelligenza artificiale, associata a una più strutturata archiviazione dei dati per cui si intravede la possibilità di sviluppare motori di ricerca che consentano l’interrogazione attraverso il linguaggio naturale e il reperimento delle informazioni secondo approcci orientati a sfruttare l’intelligenza artificiale per meglio individuare le necessità e i gusti degli utenti secondo il loro comportamento in rete; maggiore capacità di calcolo e nuovi algoritmi volti alla costruzione di ambienti 3D realmente utilizzabili (evoluzione di quello che è stato il tentativo di Second Life).

Web 4.0… Work in progress 

Recentemente si è iniziato a parlare del prossimo stadio del web dove il ruolo fondamentale sarà rivestito dai Big Data e dalle tecnologie di realtà aumentata e i Big Data. Con Web 4.0 sembra preannunciarsi una serie di servizi messi a disposizione delle persone per aiutarle nel raggiungimento dei loro obiettivi. Mi spiego meglio. Tra i diversi fattori tecnologici che potrebbero abbiamo e avremo la domotica o le cosiddette macchine intelligenti. Insomma, un’era in cui ogni individuo avrà un proprio alter ego digitale e dialogherà sempre maggiormente con le nuove interfacce come la domotica o le macchine intelligenti. Dal punto di vista dell’informazione, si avrà un controllo sempre maggiori delle informazioni che influenzeranno in modo significativo – come già accade – non solo il mondo digitale ma quello reale. 

Ed oggi a che punto siamo? Ho trattato l’argomento qui in riferimento alla digitalizzazione delle imprese.

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