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I filtri e la rovina della percezione di sé: Snapchat Dysmorphia

I social media hanno cambiato il nostro modo di comunicare. Lo sappiamo già e ne sentiamo discutere ampiamente ovunque, in tv, in radio e su internet. Tuttavia, ogni giorno mi chiedo quanto è vero quello che condividiamo? 
Su Facebook e ancor più su Instagram, Snapchat e social media app dove la comunicazione è prevalentemente visuale vengono condivise ogni giorno migliaia di selfie (autoritratti scattati per poi essere condivisi su queste piattaforme).
effetti snapchat Una delle tante peculiarità pre post è la possibilità di scattare foto e modificarle successivamente con app di post editing. Infatti, basta aprire il Play Store e digitare “rimozione dei difetti” per vedere decine di app che promettono di modificare le foto secondo le tue esigenze, fianchi troppo larghi? C’è un’app apposita. Naso aquilino, macchie della pelle o occhiaie? Ne esistono decine che rimuovono i dettagli del tuo viso che non gradisci (v. “Perfect Me”, “Fotogenic” “Body editor”).  
Siamo bombardati costantemente da immagini più o meno patinate, ritoccate, e il senso di inadeguatezza a volte è dietro la porta.
Diversi studiosi hanno osservato negli negli ultimi anni sopratutto fra le nuove generazioni l’ascesa di Instagram come social media prediletto – ora aggiungerei anche Tik Tok – per presentarsi al mondo e gestire le proprie relazioni online. Il canale comunicativo è semplice, immagini o brevi video (stories). È durante questi processi comunicativi che gli studiosi hanno rilevato un incremento dei tratti di personalità narcisista, sopratutto fra i Millennials (Twenge, Konrath, Foster, Cambell & Bushman, 2008).

Questa immagine dall’app Facetune mostra come può cambiare l’aspetto di qualcuno

La percezione corporea di sé

Cosa cela questo bisogno irrefrenabile di modificare la propria immagine per poi condividerla? Secondo alcuni psicologi e sociologi ciò celerebbe bassa autostima, la voglia di piacere a tutti i costi, sicuramente una percezione distorta del proprio corpo reale.
La percezione corporea si crea in base alle relazioni con gli altri e alla valutazione sociale interiorizzata (Tantleff-Dunn & Lindner, 2011).
È importante nella formazione dell’identità psico-fisica il rapporto con l’altro. Oggigiorno tali rapporti vengono a crearsi e instaurarsi all’interno dei social network.
Su Internet non c’è il corpo dell’altro, non c’è integrità, ma un’immagine mentale corporea del corpo e dell’altro che sostituiscono ciò che sono o che mettono in scena (ricordi, riproduzioni, fotografie).

Snapchat Dysmorphia

Attraverso i social e app di post editing  la perfezione è a portata di clic. Come in uno specchio distorto, lo schermo dello smartphone dopo un’attenta eliminazione degli aspetti corporei sgraditi di sé restituisce un’immagine felicemente pulita.  C’è chi attraverso i filtri e app di photo editing arriva a distruggere e rovinare i propri connotati per assumerne altri. Nel 2018, il chirurgo britannico Tijion Esho ha coniato il termine “Snapchat dysmorphia” per indicare un disturbo della percezione corporea di sé – che prevede la preoccupazione cronica e immotivata per un un presunto difetto fisico. Il chirurgo aveva notato che i pazienti che si recavano da lui portando con sé solitamente foto di celebrità per indicare labbra ideali, seni, nasi, zigomi ora chiedono sempre più spesso un intervento chirurgico che li potesse rendere simili a loro stessi. O meglio, a un selfie modificato attraverso i filtri Snapchat. E ancora 

La dismorfofobia da Snapchat pesca nell’immaginario collettivo di una società narcisistica che rifiuta l’odore delle persone, rifiuta i vincoli e si rifugia in un’identità con modelli di bellezza che cadono dall’alto

commenta all’HuffPost il dottor Giuseppe Polipo, presidente dell’Associazione italiana psicologia estetica

Si genera ossessione, frustrazione, competizione sociale basata sull’apparenza. Il selfismo nasce dall’idea di autocelebrarsi e può creare una mostruosa solitudine

Di seguito un’intervista al Dott. Esho:

Per concludere, il mondo diventa una messa in scena perché conosciamo la realtà attraverso la finzione e in forma di finzione. Un po’ come essere i registi della nostra auto-fiction. I social media hanno cambiato la nostra idea di bellezza, contribuendo a farci interiorizzare ideali estetici utopici alimentati dai filtri ma soprattutto dalla visualizzazione di modelli/e con vite al top dove instagrammabile è la parola d’ordine. 

 

 

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