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Perché il punto alla fine dei messaggi è irritante?

Come i social media hanno cambiato il modo di comunicare e il significato

Oltre alla grammatica tradizionale appresa tra i banchi di scuola e in famiglia sembrerebbe esserci una grammatica non convenzionale plasmata dai social media e dall’impatto che questi hanno avuto soprattutto tra i giovani. Non parlo delle storpiature delle lettere per fare prima e neanche delle mille emoji, ma di altre regole di grammatica e di sintassi tacite che circolano tra chi scrive messaggi.
Secondo un interessante articolo del New York Times emerge che per i più giovani mettere un punto alla fine di una frase equivarrebbe a voler litigare o tenere il “muso” seppur virtualmente.
Un po’ come quando la mamma – arrabbiata – per il disordine mi richiamava all’ordine proferendo nome più nome di battesimo in tono inquisitorio, senza diminutivi né vezzeggiativi (in realtà lo fa ancora anche se non viviamo più insieme).
Allora mi sono chiesta: può un semplice segno di interpunzione fare tutto questo? Riflettendoci e discutendone con diversi coetanei e non solo, la risposta è stata: “assolutamente sì!”.
È emerso, come scrive il NYT, che il segno di interpunzione del punto a fine messaggio stabilisce una certa distanza tra me e il mio interlocutore. L’effetto che ne deriva dall’utilizzo non è quello di una persona che utilizza bene la punteggiatura (come ha appreso a scuola), piuttosto un messaggio formale che rasenta l’imbarazzo, come se il mittente non fosse a suo agio con il destinatario con cui scrive.

Il contesto

Il problema, quindi, deriva dal contesto: noi cambiamo stile comunicativo in base a dove siamo, con chi parliamo e a come stiamo. Se nel parlato quotidiano non utilizzeremmo mai le stesse parole in un colloquio di lavoro o in un’uscita con gli amici, allo stesso modo siamo in grado di cambiare registro quando scriviamo un messaggio tramite social app come WhatsApp, Skype, Telegram ecc. in questi contesti l’utilizzo del punto è considerato eccessivamente formale.
Oltre al senso comune e ai codici di utilizzo, anche la scienza ha spiegato perché odiamo i messaggi con un punto finale. Da un punto di vista cognitivo, leggere la chiusura di un messaggio di testo con un punto equivale ad inviare al destinatario un segnale emotivo disforico, quindi negativo. Secondo Lauren Collister, linguista e analista della conversazione, l’uso del punto è un esempio di situazione di code-switching, ovvero di alternanza linguistica. In altre parole, il code-switching è l’atto di regolare consciamente e inconsciamente il modo di comunicare in base alla situazione o al destinatario.

Per concludere quando si tratta di scrivere in chat, o un messaggio di testo attenzione alla presenza del punto alla fine della frase: potrebbe ribaltarne totalmente il significato!

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